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Oggigiorno si parla tanto di dieta iposodica. Cerchiamo di fare chiarezza e capire quando effettivamente è necessario adottare tale regime alimentare, quali cibi preferire e quali invece quelli da evitare.

Che cos’è il sodio?

Al pari di altri sali minerali, il sodio è indispensabile per la crescita dell’essere umano e per garantire la sua buona salute. Il sodio regola il flusso di liquidi e nutrienti all’interno e all’esterno delle cellule, è fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio idro-salino e contribuisce alla trasmissione dell’impulso nervoso.
La concentrazione di sodio nel sangue è garantita dai reni, che sono responsabili del suo assorbimento ed espulsione quando introdotto in quantità eccessive. Il fabbisogno quotidiano di sodio per un adulto corrisponde a 3,5 gr, oltre tale soglia il sodio in eccesso viene eliminato dall’organismo attraverso sudore, feci ed urine.

Cosa vuol dire dieta iposodica?

Dieta iposodica significa regime alimentare povero di sodio. La dieta iposodica prevede il consumo di cibi privi di sale aggiunto, evitando quelli salati in fase industriale o casalinga. Ovviamente, la dieta iposodica esclude anche tutte le molecole additive contenenti sodio, come ad esempio il glutammato di sodio e il bicarbonato di sodio.
I motivi per i quali è importante controllare l’apporto di sodio (e di sale in generale) sono molteplici. Prima di tutto meno sale significa minore rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari connesse con l’ipertensione. Inoltre si è riscontrato che l’eccesso di sale può incrementare l’incidenza di altre patologie quali:

  • osteoporosi;
  • tumore allo stomaco;
  • patologie renali;
  • ictus.

Dieta iposodica: cibi consigliati

Il punto di partenza è quello di optare per prodotti freschi al posto di quelli già lavorati. Basti semplicemente pensare alla bresaola, un comunissimo alimento presente nelle diete. Si ritiene che sia l’alimento proteico più consumato, con la convinzione che essendo magra, faccia bene. Ma in realtà 100 gr di bresaola contengono più di 2 gr di sale, ovvero circa il 50% del totale di sale che dovremmo assumere in tutta la giornata.

Dunque, libero spazio a:

  • acqua con un ridotto contenuto di sodio;
  • carboidrati integrali;
  • carne fresca o congelata purché non eccessivamente grassa;
  • cereali (orzo, frumento, avena);
  • formaggi a basso o ridotto contenuto di sodio ( groviera, ricotta e tutti i tipi di formaggi non stagionati);
  • frutta secca non salata;
  • latte;
  • latte di soia;
  • legumi secchi non salati;
  • frutta fresca;
  • pesce;
  • pollame;
  • uova;
  • verdura fresca o surgelata purché non trattata con aggiunta di sale;
  • verdure in scatola a basso contenuto di sodio;
  • yogurt magro;
  • olio extravergine di oliva.

Dieta iposodica: alimenti vietati

Innanzitutto bisognerebbe limitare il sale da cucina o comunque fortemente ridurlo e sostituirlo con l’utilizzo di spezie.
Andrebbero possibilmente evitati:

  • acqua con elevato contenuto di sodio;
  • alimenti conservati (cibi in scatola, precotti, insaccati, formaggi stagionati, fiocchi di latte);
  • marmellate, conserve e frutta sciroppata;
  • capperi sotto sale;
  • carne grassa;
  • dadi da brodo;
  • fritti;
  • grassi saturi e/o idrogenati;
  • salse di varia natura quali la salsa di soia, maionese, ketchup;
  • snack salati confezionati (patatine, salatini, pop corn);
  • torte preparate con lievito o bicarbonato di sodio.

Limiti e rischi della dieta iposodica

Non sono note particolari controindicazioni nel seguire una dieta iposodica a patto che essa venga ben studiata e calibrata da un nutrizionista.
In caso contrario una eccessiva riduzione di sale (e quindi di sodio) potrebbe andare ad incidere negativamente sull’equilibrio osmotico del corpo portando a sintomi quali:

  • debolezza;
  • mal di testa;
  • dolori muscolari;
  • mancanza di attenzione.

Quando e come fare una dieta iposodica?

La dieta iposodica viene generalmente consigliata da un medico a seguito della diagnosi di una patologia che può essere aggravata da un eccessivo consumo di sale. Spetta poi al biologo nutrizionista elaborare una dieta che tenga conto delle indicazioni del medico.

Fonti:
National Institutes of Health (NIH).


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