"Non riesco a dare un taglio a questa relazione, so che non mi fa stare bene. Non mi piace sentirmi così ma sono bloccata!”

"Non sono felice, ma in fondo provo un grande affetto."

Quanti di noi hanno vissuto o vivono queste sensazioni. Quante volte ci è capitato di accontentarci di relazioni che non ci soddisfano più e che in fondo non vogliamo?
Ci accontentiamo di ciò che pensiamo di meritare.

"Chi si accontenta gode" recita un proverbio, per indicare che nella vita bisogna accontentarsi di ciò che si ha.
Accontentarsi, nella sua accezione più comune, viene inteso come farsi bastare ciò che si ha, accettare la distanza tra i nostri desideri, aspettative, aspirazioni e la realtà.
Accontentarsi quindi non significa rinunciare, ma saper accettare i limiti imposti dalla realtà, tollerando le frustrazioni e il disagio.
Questo può aiutarci a mantenere vivi i nostri obiettivi e a perseguirli con impegno.

Ti stai accontentando di qualcuno che non fa per te? Stai perdendo l'occasione di essere felice.

Quali sono i motivi che ci spingono ad accontentarci in amore?

Le motivazioni principali per le quali ci accontentiamo di relazioni non appaganti sono:

• la paura di rimanere soli;
• il giudizio degli altri e gli stereotipi culturali;
• la scarsa stima di sé;

Nel tempo, questi atteggiamenti, a volte anche inconsci, bloccano la nostra evoluzione e impediscono alla nostra anima di sbocciare allontanandoci dalla vera felicità.

La felicità, in amore, non vuol dire cercare la perfezione, ma significa riuscire a mixare ciò che la nostra anima desidera: il rispetto, l'ascolto, la possibilità di crescere, le emozioni, i piccoli gesti e la possibilità e la libertà di essere sé stessi.

La paura di rimanere soli

L’uomo è, per natura, un essere relazionale, per tale motivo sentiamo il bisogno di condividere la vita con un altro essere umano.
La paura della solitudine nasce sostanzialmente da due errori di valutazione.
Il primo è quello di considerare la nostra individualità come una scatola da riempire e non come qualcosa di unico che ci caratterizza e ci rende unici.
Il secondo è che non si è mai completamente soli se si è in compagnia di sé stessi. Anzi, i momenti di solitudine sono funzionali per la crescita personale.

Entriamo in contatto con la nostra autenticità, ascoltando i nostri bisogni e scoprendo la nostra ricchezza interiore.
Avere il timore di restare soli è strettamente connesso alla paura di non riuscire a usare fino in fondo la nostra libertà e allora diventiamo dipendenti dagli altri.

Non farti condizionare dagli altri

“Sei ancora single? Ti devi dare una mossa!”
“Si è veramente realizzati solo quando si ha una famiglia e dei figli”

Avere una relazione sembra un obbligo sociale. Ci si sente fuori luogo, inadeguati o semplicemente insoddisfatti in assenza di un partner. In questo contesto “l’essere in coppia” diventa un impegno sociale piuttosto che un piacere per l’anima, ci si lascia imbrigliare da stereotipi culturali. Lo stare in coppia è una scelta, presa liberamente e consapevolmente, che non dovrebbe rispondere alle convenzioni sociali.

Ritrova l’autostima

Spesso ci accontentiamo di relazioni sterili e disfunzionali, perché non stimiamo noi stessi.
Si inizia a credere di non meritare il vero amore, la felicità, la stabilità. Non si ricerca più il partner secondo i propri gusti e desideri, ma si accetta una persona per colmare i vuoti interiori dell’anima dovuti alla scarsa autostima.

Avere una buona stima di sé, essere consapevoli del proprio valore, impedisce alle persone di accontentarsi e sostiene la convinzione di essere trattati con rispetto e con amore.
Imparare ad accettare sé stessi, con i propri limiti e punti di forza, con le proprie imperfezioni e le proprie unicità è il primo passo per amarsi.

Riscoprire sé stessi fa bene...all’amore!

In conclusione, non sottovalutare e non disprezzare la solitudine. Prova a dedicarti tempo per conoscerti meglio, accetta i tuoi pregi e i tuoi difetti, inizia ad amare te stesso riconoscendo il tuo valore.